Transazioni
di luca chiarei

“Un uomo felice” è il titolo di un film francese uscito recentemente in Italia che “affronta” il tema della transizione di genere all’interno di una coppia con tre figli adulti e piuttosto avanti con gli anni. Metto le virgolette perché questo film si pone ad un livello molto superficiale di analisi e narrazione, sbilanciandosi più sul fronte della macchietta che della problematizzazione del tema. In ogni caso questa non è una recensione del film.
Se ne parlo non è per consigliarlo ma solo perché mi pare essere una utile cartina di tornasole di una tendenza sociale e culturale che, nella rivendicazione giusta dei propri diritti individuali, corre il rischio di farsi sfuggire questioni, perlomeno di altrettanta importanza, che hanno a fare con le condizioni materiali della vita. La trama è molto semplice: da una parte la vicenda personale che attraversa la vita della coppia di cui sopra, dall’altra la vicenda politica di una campagna elettorale nella quale i protagonisti sono a vari livelli impegnati.
Lui è un sindaco conservatore, di destra, che si sta ricandidando per la terza volta nella sua piccola comunità – una cittadina del nord della Francia, a ricoprire la massima carica istituzionale. Come tutti i bravi conservatori riassume in se tutti gli stereotipi del genere: omofobico, transfobico, sottilmente razzista e diffidente nei confronti di qualsiasi diversità/innovazione, che sia la tecnologia, i social, il rapporto con i media non fa la differenza; “naturalmente” paternalista e/o patriarca nel rapporto con la moglie, che è l’elemento scatenante del racconto, prima la rifiuterà radicalmente per poi accettarla e farsi alla fine accettare a sua volta.
La moglie infatti gli dichiarerà il suo sentirsi uomo, da sempre, e di voler praticare questo percorso di transizione in maniera esplicita a tutti i livelli, più o meno incurante delle reazioni della comunità nella quale si trova e delle ambizioni politiche del marito che in questa scelta ne vede la fine.
Non aggiungo altro, nel caso qualcuno volesse vederlo, e vado alla “morale” che emerge, direi intenzionalmente dal film: la politica non è una idea di gestione della cosa pubblica, di bene pubblico, da contrapporre a quella di altri; sembra essere invece un perimetro nel quale si registrano i comportamenti degli individui senza che questi diventino mai una collettività, un “noi”. Infatti il conservatore e reazionario alla fine si afferma politicamente, rimontando i sondaggi sfavorevoli, non perché smette di essere tale. Non ci pensa proprio.
Il successo politico infatti gli è garantito dal rendere pubblica la propria vicenda personale, dall’accettarla e dall’assumere come politicamente qualificante l’apertura – tolleranza? – a qualsiasi tipo di orientamento e prassi attraverso la quale ciascuno vive la propria sessualità, identità e desiderio. Che cosa farà nel merito sulle politiche abitative, il welfare, l’ambiente, questo non è dato saperlo e passa assolutamente in secondo piano.
Forse questo film, senza volerlo caricare di significati eccessivi, è lo spunto perché, anche a sinistra, si rifletta maggiormente sui modi e le forme della mobilitazione su questi temi. Non sto dicendo che non ce ne sia la necessità o che non vedo le difficoltà che molti incontrano nel vivere senza discriminazione i propri orientamenti sessuali e identità di genere, all’interno di una società sostanzialmente patriarcale e sessuofobica.
Mi chiedo semplicemente se è giusta la strategia per la quale questo tipo di rivendicazioni siano assunte come caratterizzanti una linea politica precisa, quella della sinistra politica e sindacale, dal PD in “là”…Approfondendo questa riflessione scopro che la prima normativa adottata in Italia sul tema è la legge n°164 che risale al 1982 (c’era ancora il muro di Berlino, la DC e il PCI…), la prima al mondo che non stabiliva requisiti di età e che permette di ottenere la modifica del genere sui documenti. Evidentemente allora questo tema non era sentito come “politico” e la norma assolveva la funzione di garanzia dei diritti della persona, precondizione della politica. E altrettanto certamente a distanza di oltre 40 anni necessiterà di aggiornamenti, ad esempio il riconoscimento della “carriera alias”* per dirne una.
Con questo non voglio sostenere l’assioma, al quale non ho mai creduto, che destra e sinistra siano due categorie obsolete della politica, tutt’altro. Mi chiedo invece se non sia giunto il momento per affermare che i diritti delle persone, qualsiasi orientamento sessuale manifestino e pratichino, costituiscano la premessa alla convivenza politica, ancora prima della loro identificazione tra sinistra e/o destra. In questo senso mi viene da confrontare questo passaggio politico con un’altra stagione importante della nostra vita collettiva, che segnò il passaggio dalla prima alla seconda repubblica: la stagione delle “mani pulite”.
In quel periodo molte forze politiche fecero della onestà, rigore morale e del non rubare il loro cavallo di battaglia. Altre si costituirono intorno a questi contenuti, senza ulteriori specificazioni. Insomma, quello che dovrebbe essere la precondizione della vita politica, si trasformò in un contenuto politico qualificante. Non sono ingenuo, so bene quanto la corruzione e l’uso del pubblico a fini privati sia un vizio di forma della nostra democrazia, ma allo stesso tempo mi chiedevo allora e mi chiedo ora quanto sia una sorta di capitolazione della politica accettare che l’essere onesti sia, non una premessa ma un contenuto, al pari dell’idea che possiamo avere sull’Irpef, la sanità pubblica o il cambiamento climatico.
Dunque venendo al presente, qual’è il rischio che vedo sotteso in questa fase? e se quello che succede in questo film, succedesse nella realtà, nell’Italia di oggi? Se la destra al governo alla fine si renderà conto che probabilmente saranno più i voti che perderà ad impedire la registrazione dei minori nei registri comunali piuttosto che consentirlo, per fare l’esempio di maggiore attualità? Perché questo accadrà prima o poi.
Se al crollo inevitabile dei tabù sulla famiglia omosessuale, come di tutti gli altri legati all’omofobia, alla transfobia ecc. corrispondesse una raccolta del consenso ancora più forte e stabile? Forse ci renderemo conto, in ritardo, della “certezza dell’efficacia dei veri tabù, quelli economico sociali” ** che cristallizzeranno la società nello statu-quo della disuguaglianza e della guerra permanente.
Sarà sufficiente un movimento che a sinistra, da subito, non “si proponga di passare per l’eterna porta stretta del mistero dei misteri , quello dell’economia politica e della sua critica pratica”***? Da questo passa, a mio parere, buona parte del futuro politico del paese.
*Protocollo che permette di comparire all’interno di un ente con il nome corrispondente all’identità di genere anche se diversa da quella di origine.
**Fortini-Verifica dei poteri
*** idem
Ciao Luca, ottime riflessioni e distinzioni, se non si vuole cambiare solo un fronte dei diritti, lasciando intatta la “sostanza” di una società tra diseguaglianze e guerra permanente… Fingere di cambiare tutto per non cambiare nulla?
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Si Annamaria, è proprio così…ho l’impressione che questa dimensione della libertà individuale faccia da compensazione per tutte le altre disuguaglianze che restano immutate…
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Utile e interessante caro Luca e condivido in pieno la necessità di focalizzare il tabù dei tabù. Primo pensiero: abbiamo tanto bisogno di commedia. Secondo pensiero:” il privato È politico”,” partire da sé” sono sintesi che ci hanno cresciuto. Ma che non abbiamo vissuto pienamente senza rinunciare a una delle due. Nel femminismo ci sono tante risposte che questa sintesi la affrontano e la compiono, ma in pochi e poche sono andate a cercarle. Forse quella lezione che che noi abbiamo soltanto ascoltato l’hanno assorbita le nuove generazioni, più pienamente, più naturalmente e piu radicalmente. Certo non possiamo prescindere ne dalla struttura ne dai corpi e dai desideri. Pensare questo come na dimensione unica e ancora rivoluzione. Quindi buona pasqua :))
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Grazie Rossana, “abbiamo tanto bisogno di commedia”…questa tua affermazione mi ha molto colpito e non avrei saputo dirla meglio per esprimere la tendenza generale di molti ad essere “protagonisti” di ribalte fittizie; sulla politicità della dimensione privata e viceversa non sono sicuro che le nuove generazioni l’abbiano compresa e praticata meglio di noi. A volte mi sembrano incastrati in tassonomie infinite dei comportamenti individuali di cui si fatica a comprenderne il senso. Se fosse come dici avremmo la rivoluzione e invece abbiamo gli eredi del ventennio…Buona Pasqua anche a te.
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Forse ho vissuto tanto nella politica ,dico dentro, perche’ e’ stata la prima e primaria ragione della mia famiglia. C’erano gia’ i ” diversi “del tipo sia medico dalla nascita, sia coloro che faticavano a trattenere l’identita’ scritta e li ho conosciuti.
In questo caso la politica non trattava apertamente l’argomento perche’ sottaciuto e quasi non riconosciuto cosi che’ le campagne, che allora venivano fatte con comizi nelle piazze sul camioncino allestito. Devo dire che e’ una visione che mi porto dietro bella e rispettosa, non hanno rivolto invettive o segnalato diversita’-
Forse i tempi che vivevo sono stati dopo una guerra che aveva creato l’omofobia dell’oppressore e di tempo ne e’ passato per tornare ad abbandonare un vissuto triste, fu quando , lo stare bene economico, coincideva nell’accettare anche il…”forestiero ”
Caro Luca il contenuto del film che hai presentato mi porta a pensare che la trasformazione delle generazioni hanno spostato l’asse su l’utilizzare quanto mi viene facile aggredire il piu’ debole e farlo diventare un gioco perfido nelle mani di una cattiva persona che non presenta se stessa ma utilizza l’esistente. E’ gioco facile per chi dal pulpito, si quei leggii semovibili mi fanno ricordare un pulpito di basso stile,
e la politica si ammala di tutte le brutture messe in evidenza nella creazione di storture utili a nessuno-
Mi meravigliano i giovani, oggi sono moltiplicati coloro che amano compagnni e compagne dello stesso sesso o che vogliono andare a fondo e studiare, informarsi, vedere ma con quali risultati? chi e’ povero maledice lo stato e cerca la diversita’ ed il piu’ facile che promette; chi e’ benestante non si pone il problema anzi pensa alle scelte, mette in pratica e organizza eventi plateali sotto il balcone dei luoghi significativi-
La politica e’ un termine ed un comportamento raffinato ,profondo, difficile non le chiacchiere da strada
Mi preme pero’, brutto inizio!, esprimere una idea sul problesa di sessualita’ in generale.Nel lavoro che faccio, lo conosci, mi capita spesso gente che si presenta in modo aperto e riusciamo sempre a capirci, forse i 36 anni di scuola me li ha fatti vedere da piccoli ma non li ho riconosciuti.
sono aperti, chiedono aiuto e se li incontro mi salutano si fermano a parlare c’e’ il pero’ che non amo il troppo, non vado a vedere sfilate provocatorie, non riesco ad essere partecipe di niente, preferisco vedere persone inserite che vivono la loro vita di ogni giorno ed andare a manifestare con loro come faccio sempre quando il caso lo richiede
Forse sono stata lunga e noiosa e’ il mio personale essere diversa ma se nessuno mi aiuta, non guarisco!
con simpatia per coloro che scrivono, saluto
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Grazie Isolina, penso che sia inevitabile sentirsi spiazzati dal presente e da chi, giovane, lo abita da poco. Credo che la stessa cosa l’abbiano vissuta, forse in maniera ancora più traumatica i nostri genitori e nonni davanti ai comportamenti dei propri figli. Non possiamo farci niente se non metterci costantemente in discussione, anche se fa fatica…
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Aggiungo il link al film di cui parlo, se qualcuno volesse saperne di più…
https://www.mymovies.it/film/2023/un-uomo-felice/
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