ITEMPIEIVERSI

Mutarsi in altra voce – Metrica, storia e società in Franco Fortini di Andrea Agliozzo

“Il codice degli abbozzi” Francesco Petrarca

“per chi desidera parlare con naturalezza e dare libero sfogo ai sentimenti, la poesia probabilmente non è il mezzo di espressione più appropriato” Michail Wachtel

E’ questo il titolo del bel libro di Andrea Agliozzo, dottore di ricerca in Italianistica a Sorbonne Université e all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che affronta e sviluppa la questione della metrica nel sistema poetico Fortiniano, un tema importante se non fondamentale ma allo stesso tempo marginalizzato nelle discussioni non accademiche relative allo scrivere versi. In effetti sembrerebbe non avere senso discutere nel 2024 ancora di metrica e forma, in un periodo in cui la struttura che pare affermata sia quella di non avere strutture e schemi (quasi banale rilevare che anche questo è uno schema metrico), fino al limite della identificazione del testo poetico per quello che non è, la prosa.

Personalmente le questioni della metrica mi hanno sempre interessato sia come studio diacronico delle evoluzioni e consuetudini che ci hanno condotto al nostro presente, sia come sintassi di una espressione artistica, spesso confusa in una forma di spontaneismo emotivo. Per quanto il mio approccio alla scrittura è stato inizialmente dettato dall’esigenza di immediatezza espressiva, in un contesto nel quale la spontaneità era un elemento valoriale, ho sempre sentito il problema di avere una base di “appoggio” sul quale collocare contenuti. 

La metrica in questo senso, per quanto sperimentata e sperimentabile secondo canoni flessibili, è per me diventata un’esigenza, una necessità e un tema di approfondimento, per quanto a volte ostico. Ed è stato lo studio di Fortini a farmi comprendere quanto la questione della metrica non sia una forma di erudizione per un approccio elitario e aristocratico alla poesia e alla cultura in generale, ma un riflesso di una organizzazione sociale più complessiva. E che l’atto dello scrivere si colloca sempre in un contesto storico preciso.

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25.000…

…è il numero delle vittime Palestinesi stimate dal 7/ottobre/2023 secondo varie fonti internazionali tra cui ONU, Ong, CRI, Mezzalunarossa ecc., arrotondato ovviamente per difetto. Un numero, lo sappiamo da 4 mesi, destinato ogni giorno ad incrementarsi e fatto al 50% da bambini. Non so quale sia il numero che deve essere raggiunto perché la comunità internazionale, ma direi la comunità degli umani, si renda conto che si sta consumando un genocidio: 100.000? 1.000.000 ? Ho anche fatto fatica in rete a trovare un numero preciso, segno che questa contabilità con il passare dei giorni diventa sempre più problematica, per non dire che sta producendo una sorta di assuefazione emotiva.

Si potrebbero aggiungere ancora tanti altri dati sulle distruzioni, sui massacri, sui feriti e mutilati, conseguenze di un conflitto di cui possiamo dire tutto, ma certo che non è iniziato il 7/ottobre dell’anno scorso. Neanche voglio in questa sede fare l’ennesima ricostruzione storica di come siamo arrivati a questo punto. Non perché non siano necessarie, tutt’altro, ma perché non sono uno storico e la mia conoscenza della questione nella sua complessità non me lo consente. Tanti altri meglio di me lo possono fare e lo fanno.

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Potremo dire d’esserci

Scrivere dell’attuale situazione della striscia di Gaza certamente non serve praticamente a niente, sia rispetto alla sofferenza individuale delle persone che rispetto alla situazione politica generale. Figuriamoci se serve una poesia. Una riflessione però su di noi che stiamo a guardare vale la pena farla: la mia generazione è stata abituata per decenni a considerare le grandi tragedie del 900 come eventi o lontani nel tempo, anche se vicini geograficamente oppure, se vicini temporalmente molto lontani geograficamente per cui, in ogni caso, c’era una sorta di distacco che permetteva, senza grossi problemi, di esprimere giudizi netti e assoluti di condanna che ci risolvevano molti problemi di natura etica. Penso all’olocausto, allo stalinismo, al genocidio degli indiani d’america del Nord e del Sud, al Ruanda…E’ molto più difficile invece esprimere gli stessi giudizi in tempo reale, quando quegli eventi si ripetono vicini sia geograficamente che temporalmente. Perché forse le cose non stanno proprio come sembrano, forse non conviene, forse ci si può sbagliare e allora è difficile recuperare credibilità…Penso che oggi si debbano chiamare gli eventi con il loro nome e quello che sta accadendo da oltre due mesi nella Striscia di Gaza è un genocidio, l’ennesimo di un popolo, del popolo palestinese. E se trattiamo di un genocidio, ovvero della morte non dei diretti responsabili degli attentati di cui Israele è vittima ma delle persone – bambini e bambine, uomini e donne, sani e malati, vecchi e giovani – che con i responsabili condividono solo l’appartenenza etnica o geografica, non è possibile in alcun modo giustificarlo o comprenderlo, anche se a compierlo è uno Stato il cui popolo ne è stato vittima.

Potremo dire d'esserci - d'esserci 
stati - stati fermi a guardare
guardare dall'altra parte - la parte
 
morale la morale dell'Esselunga  del non far niente
stati criminali - stati alterati 
coscienza poltiglie bambini - quelli

semi-nati
domani larve lapidi - domani quelli che cadranno nel piombomiele d'israele - le quattro
tribù del presidente divisioni di Rivlin* - a domicilio

case in bilico sulle cremaglie
re sperare che Dio non esista - nazificazione dell'antropocene al mattino colazione per quelli - non ancora - bombardati - è genocidio d'oltremare

che passa inosservato passa - non è stagione nella striscia - polvere e orifizi
è l'etica del vetroresina - l'etica in pillole del taglia e cuci

tagliamo cipolle con la Szymborska - all'ombra dei petali della Pozzi per fingere e piangere -
per fare sugo rosso - per la distrazione dell'esametro

*Reuven Rivlin Presidente di Israele che nel 2015 alla conferenza di Herzlya analizzò la società israeliana suddividendola in 4 tribu in conflitto fra loro (limes n°3/2023)

coste

Le coste sanno di plastica - poligoni di marmo
mimetico per macelli da aprire oggi
tutti cercano scale per salire - speranza negli antibiotici
che tenga il pancreas che tutto si tenga

grande traffico nei fondali - un Ferragosto di decreti e visti
foto dei tramonti - diabete - dispute su San Remo
la Sicilia si sfoglia dalla parte - del mare
analgesici in versi - aerosol della nazificazione
quotidiana

suonano sveglie sotto i piedi
nessuno le sente - nessuno spegne luci sui binari
affondano i codici affondano in melma le differenze

36.671… ripresa e segnalazioni

Quando avevo iniziato a scrivere il post precedente era circa la fine di gennaio e stante le difficoltà a reperire un dato aggiornato, al momento di pubblicarlo avevo lasciato quella cifra arrotondata (acquisita da varie agenzie di stampa quali Ansa, Agi ecc) immaginavo per difetto.

Ora finalmente ho trovato un dato, aggiornato al 13 febbraio, che supera di gran lunga quella stima, fornito dalla ong Euro-Med Human Rights Monitor. Al di la di quale sarà la cifra “definitiva”, se saranno (imbarazzato a scriverne in questi termini ma la situazione è questa) 26.000 o 36.000 o 46.000 le vittime complessive (di cui il 70% donne e bambini, a proposito di chi anche in guerra paga il prezzo più elevato), non trovo altre parole a descrivere tutto ciò se non come un genocidio di un intero popolo al quale ci siamo ormai assuefatti. Su questo blog qualcuno ha commentato che purtroppo oggi ci resta solo la parola: è vero e per quello che vale ho intenzione di utilizzarla.

Oggi 24 febbraio in molte città d’Italia ci sono numerose iniziative per il cessate il fuoco in Palestina e Ucraina, per riportare la risoluzione dei conflitti al tavolo del negoziato. E’ una prospettiva utopica, me ne rendo conto nel momento in cui scrivo, ma è l’unica che può essere percorsa in alternativa a “vittorie” o “soluzioni finali” per le quali il complesso militare industriale è tornato a pieno regime ad operare. Personalmente parteciperò oggi a quella di Milano.

Tutte le OnG più importanti hanno promosso appelli per il cessate il fuoco, segnalo le principali:

Tra le altre iniziative segnalo anche la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che riconosca lo Stato di Palestina:

Continua…

Pensieri sparsi in giorni di lavoro

di Polizzi Rossella

di R.P.

2017

Finestra

Una mattina di lavoro…

In un imprecisato giorno dell’anno…

la prima persona che ho visto stamattina si è messa a piangere viene da piangere anche a me

ora è entrata la seconda.. devo ingoiare le lacrime e chiudere il cuore, quel cuore…

la seconda aveva un sorriso dolcissimo e una voce gentile…un fare delicato…una di quelle persone che restituiscono il sorriso

la terza era forte, forte e precisa ..ma sembrava nascondere una timidezza come di un fiore in un prato

la quarta era una donna in jeans..una bionda “texana” dai capelli fluenti, una charlie’s angel locale Leggi il seguito di questo post »