ITEMPIEIVERSI

nell’attesa…

Biennale Venezia 2022 – Padiglione Belgio (foto mia)

E’ ormai un mese che rimastico continuamente queste riflessioni, un po’ per una fatica di scrivere che sempre più prende il sopravvento, un po’ perché la materia di cui vorrei parlare, ogni giorno si fa sempre più ripida, nel senso che la sensazione crescente è quella di una spirale nella quale ci si avvita fino all’insensatezza. E’ dunque un mese che ricordo quando da ragazzino iniziai a studiare la storia con un minimo di consapevolezza, in particolare le vicende della Ia e IIa guerra mondiale, c’era un aspetto di che mi interessava e inquietava particolarmente: la vita quotidiana delle persone nell’imminenza di un evento, in quel momento solo intuibile, che incuteva timore ma era ancora da vivere, ancora da diventare la storia che oggi conosciamo e studiamo. Mi piaceva immaginare che cosa pensavano, progettavano, facevano le persone, la “gente” di allora; se andavano e come, a teatro, al cinema quando c’era, nei bar, nelle banche…

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8^ Edizione Premio Nazionale Editoriale di Poesia – Arcipelago Itaca Edizioni

Paul Klee – il castello e il sole

Sapere che le proprie poesie sono apprezzate in contesti diversi da quelli amicali, da parte di persone che non conosco e non conoscono me, è sempre stato un elemento importante e motivatore. Per questo ogni tanto partecipo a qualche concorso di poesia, selezionando tra quelli che mi sembrano per composizione della giuria, organizzazione e articolazione delle sezioni più interessanti di altri (ce ne sono veramente tantissimi, forse uno al giorno a contarli tutti, e anche su questo ci sarebbe da riflettere). Ho deciso così di mandare una raccolta di poesie al premio nazionale di poesia promosso dalla casa editrice “Arcipelago Itaca” .

Sono così risultato tra i “finalisti” come risulta dagli esiti del lavoro della giuria:  vincitori_8a_ediz._premio.

Avrei avuto piacere di conoscerne le motivazioni ma questa possibilità è riservata dal regolamento del premio solo ai “vincitori”. Ne prendo atto ma mi spiace perché la recensione critica su un opera è importante. La raccolta che ho inviato è di fatto una sistemazione dei lavori già pubblicati in questo blog ai quali ho cercato di dare un filo conduttore denominandola “Rumori di fondo”. I “Rumori di fondo” alludono alla “materia” nella quale viviamo immersi senza esserne per la maggior parte del tempo consapevoli, come capita con l’acqua per i pesci secondo il famoso racconto zen; la chiamo materia e non suono perchè, sperimentata nello scorrere della quotidianità, plasma la nostra vita, ne fa un oggetto indecifrabile e alla fine incomprensibile, determina la nostra storia collettiva, orienta la politica nel gioco dei silenzi e non detti. Se invece questi rumori riusciamo a percepirli, a far si che si stacchino dal fondo, allora possiamo reagire e pensare che ci possono essere altre possibilità, altre storie, politicamente più giuste.

Attesa

Edward Hopper – Gente al sole; da: https://www.analisidellopera.it/
Re-stiamo in attesa 	il gomitolo 	
srotoli il filo monti la tensione – una tempesta gira intondo intorno
annusiamo il rombo dei tuoni 

le urne senza ceneri le urne 
elettorali aspettano all’uscita - la vita 
a part-time - il tempo pieno - l'indeterminato

il cielo è sereno non piove	la siccità delle menti
solo bombe in altri cieli – altri colori sfumano
non sapere se poi usciremo ancora	a noleggiare libri

comprare biglietti-spendere voucher
regalare smartbox per noia

ho visto poeti con la testa sotto 
la sabbia - spazzare cucine scrivere di immondizie e amori

pensare piano lentamente perdere memoria
abbassare i volumi aspettare nuove
classi dirigenti – le migrazioni gentili e quelle

che ci daranno senso e vertigine

Influencer

Memoriale della Shoà – Binario 21 Milano

Ora che l’attenzione è cessata, e nel mondo dei social questo mi pare avvenga veramente a stretto giro di posta, vorrei riflettere su una notizia che un paio di mesi fa invece fece molto discutere. Mi riferisco all’incontro avvenuto a Giugno tra la senatrice Liliana Segre e l’”influencer” Chiara Ferragni, nel quale la senatrice le passava il testimone della memoria della shoah e dei luoghi per ricordarla, in particolare il memoriale a Milano del Binario 21.

Il primo effetto che ha provocato in me leggere di questo incontro è stato quello di rendermi conto che io, al memoriale del luogo da cui partirono le deportazioni naziste verso i campi di concentramento, non c’ero mai stato. Dunque Liliana Segre aveva ragione.

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Re(si)stiamo razionali

breve guida ad uso personale per sopravvivere all’orrore quotidiano della guerra

Russia
Edvard Munch “L’ansia” immagine da
  1. Qualunque sia la nostra posizione sulla guerra e quello che sta succedendo tra Russia e Ukraina la condizione che accomuna tutti noi – fino ad ora e in questa parte di mondo -, è quella di essere o seduti su un divano, al massimo in piedi, oppure con un paio di cuffie nelle orecchie, al caldo se fa freddo e con un solido tetto sopra la testa; dunque qualsiasi cosa diciamo è facile dirlo;
  2. Tutte le guerre, compresa questa, iniziano perchè ad un certo punto qualcuno aggredisce qualcun’altro. Naturalmente chi invade è da condannare così come, mi piacerebbe dirlo, la comunità internazionale ha condannato gli invasori delle guerre passate responsabili di eventi analoghi…ma non credo di poterlo dire;
  3. La Russia ha invaso l’Ukraina, ciò è assolutamente evidente e negarlo significa negare la realtà. Allo stesso tempo non chiedersi quali sono state le ragioni per le quali questo si è verificato, ovvero rifiutarsi di comprendere – che non è un sinonimo di giustificare – significa rispondere alla guerra solo in termini emotivi, reagire all’irrazionalità della guerra in maniera del tutto analoga;
  4. Ogni azione, scelta politica, atto istituzionale e/o internazionale posto in essere non si colloca nel vuoto, in una sorta di tabula rasa della storia. Non viviamo in un eterno presente: noi dobbiamo sempre fare i conti con le conseguenze, imprevedibili anche se probabili, di altri fatti precedenti. Ignorarli è garanzia all’incomprensione del presente e soprattutto determina l’impossibilità di trovare possibili soluzioni al conflitto in corso
  5. Non esiste la guerra giusta, esiste invece il diritto alla legittima difesa da una aggressione, da condurre anche con le armi se ogni altro strumento di resistenza non armata si rivela inefficace. L’obiettivo non è la vittoria ma la propria libertà, considerando che il rischio di fallimento è insito in entrambe le opzioni.
  6. Non esiste la guerra da una parte e gli orrori dall’altra come degenerazione della prima. E’ la guerra ad essere strutturalmente orrenda. Che le persone siano uccise come frutto della pianificazione dei vertici politico-militari oppure come pulsione degenerata e disumana degli attori in campo non fa, anche da un punto di vista etico/morale, la differenza.
  7. L’obiettivo della politica nella gestione di una guerra dovrebbe essere quella di farla cessare: ciò comporta inevitabilmente cercare, volere, accettare un compromesso, che almeno avrà il merito di evitare la morte di altre migliaia di persone. A tutti coloro che di questa guerra sono vittime la solidarietà concreta, accoglienza e aiuti umanitari,
  8. Le armi di per se servono per una soluzione militare, che oggi pare essere l’obiettivo di tutti i soggetti in campo a vario titolo coinvolti. Una soluzione militare significa pensare che Russia o Ukraina possano essere sconfitte e espulse dalla storia, ipotesi assolutamente irrealistiche ma che realisticamente, nel frattempo, cercando di realizzarle, possono condurci alla IIIa guerra mondiale;
  9. Ogni popolo ha diritto alla propria autodeterminazione, quindi nessuno può indicare che cosa deve fare un popolo aggredito, come e se difendersi e in che modo. L’affermazione di questo principio, se non vuole restare una semplice affermazione, non può prescindere dal contesto generale delle relazioni politiche nel quale si esercita.
  10. Un mondo nel quale super potenze vero o presunte non esercitano la loro influenza nelle aree nel quale ritengono di avere interessi strategici è ancora da venire. Non considerarlo, ovvero non considerare la complessità delle relazioni internazionali, alimenta una idea di mondo certamente auspicabile ma ad oggi purtroppo priva di forza reale per affermarsi.

Letture

Agli dei della mattinata – di Franco Fortini

Trieste – molo Audace – foto mia
Il vento scuote allori e pini.
Ai vetri, giù acqua.
Tra fumi e luci la costa la vedi a tratti,
poi nulla.
La mattinata si affina nella stanza tranquilla.
Un filo di musica rock, le matite, le carte.
Sono felice della pioggia.
O dèi inesistenti,
proteggete l’idillio, vi prego.
E che altro potete,
o dèi dell’autunno indulgenti dormenti,
meste di frasche le tempie?
Come maestosi quei vostri luminosi cumuli!
Quante ansiose formiche nell’ombra! 

In questi giorni leggendo i saggi di Pier Vincenzo Mengaldo su Franco Fortini, "I chiusi inchiostri", mi sono imbattuto su un giudizio più che positivo per una poesia di Fortini “agli dei della mattinata", che nella mia ignoranza non conoscevo, definita come “...uno dei tuoi testi più alti, una di quelle liriche in cui è la cultura stessa a farsi, per alchimia, poesia.” Allora l'ho cercata in rete per leggerne immediatamente il testo e il motore di ricerca come primo risultato mi ha proposto questa serratissima discussione che si è sviluppata su Poliscritture e che è possibile leggere qui, oltre ad altre riflessioni più pacate, qui e ancora qui.  
I toni usati in molti interventi, soprattutto di chi voleva - legittimamente -, discuterne il valore con un giudizio diametralmente opposto, mi hanno stupito. La questione in gioco si è trasformata da una valutazione critica su un testo ad una scelta di campo, uno scontro ideologico fra schieramenti non solo avversi ma nemici. Probabilmente questo è un aspetto che Fortini, e chi lo stima, si porta dietro proprio in ragione del suo collocarsi precisamente, da intellettuale e poeta allo stesso tempo, in una parte politica precisa. E che questo generi una sorta di pre-lettura dell'opera poetica. 

In molti passaggi questa discussione è però diventata un dialogo tra sordi e, lasciatemelo dire, permalosi ma in tutti i casi, per chi avrà la pazienza di leggerne tutti i passaggi, una discussione comunque interessante.  Provo a dire la mia, senza alcuna velleità di sintesi, sulle due critiche che maggiormente mi hanno colpito: questa non è poesia, questo testo è prosa; l'opera di Fortini (e Pasolini) godono di buona critica non per il loro valore intrinseco ma per la loro collocazione politica all'interno di un sistema partitocratico che poi gli ha fornito loro immeritata autorevolezza.
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E’ il 38 più uno

Banksyfoto mia


Io questa mattina mi sono ferito
a un gambo di rosa, pungendomi un dito.
(cit. Franco Fortini)
E' il trentotto più uno    il trentanove 
da contare da aspettare impazienti
il post-presente delle assoluzioni [dei rimorsi morali arriverà

con l'ansia che monta la bolla
dei cieli lividi come campane sulle città;
che le lavatrici continuino a girare...nel silenzio dei pesci rossi

sarà più cinque a farne quaranta e tre / forse meno uno
la febbre delle contingenze
per noi ricamerà il profilo delle steli e lapidi

è meglio dei saldi la guerra ancora meglio
la sacra difesa la morale dell'offeso

é meglio dei turiboli e di tutto
restano i popoli proni le gattare in piazza
i buffet che finiscono i volantini estinti

Ora passa il secolo giusto
fare finta di niente fare colazione

Autoscatti autocritici…2

Piet Mondrian da: https://libreriamo.it

“il compito prioritario degli studi letterari è mettere in rapporto buccia e polpa, interno ed esterno, testo e “mondo” – Pier Vincenzo Mengaldo

Proseguo questo percorso con Elena Gramman, autrice acuta e tagliente che dal suo blog “dalla mia tazza di te” recensisce libri e commenta quello che avviene nella politica e nella cultura. Senza diplomazie e giri di parole con lei si arriva subito al punto, che che piaccia o meno. Anche lei l’ho “conosciuta” in rete per frequentazioni in comune e per una breve collaborazione con poliscritture. In particolare mi aveva colpito la recensione al libro di Ann Cotten “Sonetti del dizionario delle parole di origine straniera” (traduzione italiana dal tedesco), a questo link, autrice notevolissima che non conoscevo affatto.

A seguire lo scambio di email. Anche a lei ho inviato una selezione di testi che inserisco per comodità, in quanto sono tutti testi sparsi sul blog. Rinnovo l’invito a tutti coloro che volessero fare altrettanto o nei commenti o scrivendomi a luca.chiarei@alice.it. Saranno ben accolti e pubblicati senza censure…

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