ITEMPIEIVERSI

Categoria: guerra

nell’attesa…

Biennale Venezia 2022 – Padiglione Belgio (foto mia)

E’ ormai un mese che rimastico continuamente queste riflessioni, un po’ per una fatica di scrivere che sempre più prende il sopravvento, un po’ perché la materia di cui vorrei parlare, ogni giorno si fa sempre più ripida, nel senso che la sensazione crescente è quella di una spirale nella quale ci si avvita fino all’insensatezza. E’ dunque un mese che ricordo quando da ragazzino iniziai a studiare la storia con un minimo di consapevolezza, in particolare le vicende della Ia e IIa guerra mondiale, c’era un aspetto di che mi interessava e inquietava particolarmente: la vita quotidiana delle persone nell’imminenza di un evento, in quel momento solo intuibile, che incuteva timore ma era ancora da vivere, ancora da diventare la storia che oggi conosciamo e studiamo. Mi piaceva immaginare che cosa pensavano, progettavano, facevano le persone, la “gente” di allora; se andavano e come, a teatro, al cinema quando c’era, nei bar, nelle banche…

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quando abbiamo

 

 

quando abbiamo smesso qualcosa          quando

si ricomincia senza avere smesso

senza pensarci troppo                   come pedalare

come caffè da bere         traversando scambi e binari

cerco files nel cesti-no da cancellare

è finita anche la carta e la morte

solita – oggi è da testare la domenica – come le guerre

coloniali – le guerre dei nostri – i ritorni da Itaca – gli indicatori

della cecità dilagante – il virus della cicala e della carta straccia

 

mancano ossa ai corpi che incrocio

mancano le ferite            solo cicatrici solo prurito –

anche l’asfalto si è addormentato

 

 

 

Contemporanei a che cosa?

La porta d’europa a Lampedusa

Questa volta faccio un percorso al contrario: dal mare magnum di FB riporto il testo di un post che ho pubblicato qualche giorno fa, dopo avere ascoltato la testimonianza del medico che da 30 anni accoglie nell’ospedale dell’isola di Lampedusa i migranti che vi arrivano.

Sembra che chi vive nella contemporaneità, e non si può fare altrimenti, sia condannato a non accorgersi delle ingiustizie, le guerre, i crimini collettivi che si consumano nella quotidianità della storia che ci circonda. Anche con le più buone intenzioni, anche i “giusti” nel quotidiano alla fine se ne fanno una ragione, si voltano dall’altra parte. Spetta solo alle generazioni future denunciare quello che è successo prima, quando ormai è appunto drammaticamente successo?
Non è successo così anche per il fascismo, il nazismo, l’olocausto…?
E’ quello che penso dopo avere ascoltato questa mattina la testimonianza letteralmente incredibile del dottor Pietro Bartolo, per la prima volta invitato a Milano, al convegno annuale della fondazione Arché. Eurodeputato PD e dal 1991 fino al 2019 medico di frontiera a Lampedusa, addetto al primo soccorso e alle certificazioni cadaveriche degli uomini e donne di ogni età che arrivavano, arrivano e arriveranno sull’isola. A seguire il link del suo intervento. E’ lungo ma ne vale la pena.”

Ius soli

verso Marzabotto il 25/4/2017

La discussione che in questi mesi si è sviluppata nei media e nella politica intorno a queste due parole (ne abbiamo discusso anche su Poliscritture in particolare qui) e ai significati ad esse sottesi mi ha convinto di alcune cose:

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Domani

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Santa Maria Novella, Cappellone degli spagnoli, affreschi di Bonaiuto-particolare (la foto è mia)

 

Non so che faremo a natale quest’anno
in quale bar fiutare le orme scansare
transenne accarezzare confini
come lame     bere
caffè amaro      cercare
stazioni per discutere                mercatare
idee lungo binari aspettare        che tornino
i denti smarriti

poi leggersi in foto
bambino a dicembre il tempo
che si tende ad arco      da schiena
a costola ora padre figlio in fila impilato

ancora c’è gente
ancora c’è una fetta da tagliare

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