Star System
di luca chiarei

Se un esponente pluri milionario dello Star System nazionale diventa, anche solo per un giorno – ma che giorno, il primo maggio la festa del lavoro – l’alfiere dei “valori” della sinistra politica e sindacale, tanto da ricevere “post” e commenti in alcuni casi entusiasti per le proprie dichiarazioni, allora credo che siamo in una situazione molto confusa. Prima di andare avanti sgombriamo subito il campo: non dissento dal merito delle affermazioni fatte; che il decreto di legge Zan debba essere approvato subito, senza se e senza ma, va da sé. Che poi queste dichiarazioni, fatte su un media generalista, siano state osteggiate con atteggiamenti censori da parte di chi lo gestisce non è alla fine rilevante. Non ne fa un eroe, al massimo una persona convinta delle proprie idee e consapevole delle conseguenze e degli effetti che avrebbero prodotto. Ne conosco a decine così. Non è questo il punto.
La vera questione è quale debba essere oggi per la sinistra politica e sindacale il proprio baricentro, il proprio nucleo programmatico. Semplificando un po’ credo che per “noi” le questioni centrali siano quelle collegate al lavoro nel rapporto con il capitale e con le risorse ambientali da cui scaturiscono tutte le contraddizioni del presente: la disoccupazione giovanile e di genere, la crisi ambientale, la precarietà, i salari insufficienti, i tempi del lavoro… Dopo all’interno di questo paradigma potremo dividerci in mille rivoli, tra chi non comprende la centralità della crisi ambientale, chi il capitalismo lo vuole abbattere e chi semplicemente lo vuole riformare, chi ne vuole fuori uscire e chi lo vuole gestire per colmare le disuguaglianze più macroscopiche…va bene tutto, è nella natura di chi ritiene i processi democratici forse più importanti delle decisioni assunte che questo accada.
Stiamo però su un terreno comune: quello delle condizioni materiali delle persone e su questo ovviamente ci intendiamo o dividiamo. In parallelo a tutto ciò si pongono da tempo le questioni dei diritti civili, dagli orientamenti sessuali al diritto di decidere sul fine vita ecc. che naturalmente abbiamo fatto propri. Naturalmente perchè se a sinistra prevale l’inclusione e la solidarietà, i diritti delle persone non possono essere una questione separata. Si dovrebbe però prendere atto che questo collegamento raramente opera al contrario: difficilmente la cultura liberale, liberista, radicale – star system compreso, si mobilità e fa proprie le questioni del lavoro, delle tutele sindacali, della piena occupazione, ecc.
L’esemplificazione plastica di tutto ciò l’abbiamo avuta proprio con questo intervento del primo maggio, non casualmente rimasto nella memoria collettiva, dove un artista durante il concerto del primo maggio da una parte rivendica giustamente il diritto al lavoro della propria “categoria” ma, dall’altra e ben più rilevante, rivendica l’approvazione di una legge, sacrosanta, che però con le questioni del lavoro non ha alcuna attinenza. E tutto questo sotto i loghi evidenti del capitalismo più arrembante.
Quello che dovrebbe fare rumore per “noi” è tutto quello che non ha detto e avrebbe potuto dire sfruttando la sua evidente rilevanza mediatica: lo sfruttamento dei lavoratori delle piattaforme digitali, i riders, la richiesta di proroga del blocco dei licenziamenti, lo sfruttamento dei lavoratori immigrati, il caporalato nei campi, le ristrutturazioni legate solo alla riduzione del costo del lavoro, le morti sul lavoro che, finita la festa sono subito tragicamente ricominciate… Sono questi i temi della quotidianeità che le persone vivono e sulle quali si attendono denuncia e risposte concrete. Occasioni per farlo comunque non dovrebbero mancargli vista la quasi quotidiana presenza nelle televisioni private, anche se di un capitalismo senza regole sono culturalmente sostenitrici.
Quello che scriveva alla fine degli anni 70 Fortini a proposito del rapporto letteratura/politica/economia non dovrebbe valere anche oggi se al posto della letteratura ci mettiamo i media più o meno social e tutto il resto?
…è impossibile e suicida separare le condizioni della scrittura e della lettura dalla riproduzione materiale della esistenza biologica, dunque dal principio di realtà o, per essere meno chiari ma più allusivi, dai modi e dai rapporti di produzione. Anzi, che senza quella inseparabilità non si danno ne interpretazione ne informazione. Ho sempre saputo che una parentela c’era, e di alto grado, fra i contratti sindacali dei nostri anni e il modo di intendere una canzone del Petrarca;
Franco Fortini “I confini della poesia” ed Castelvecchi
Non ho certezze, ma, so per certo , che occorre in tutti i modi evitare che si faccia con l’arte cio’ che i vari regimi ( e talvolta anche il buon vecchio nostro PCI) hanno fatto troppo spesso : pensare che occorrano dei ‘pifferi della rivoluzione’ perchè finalmente la rivoluzione possa arrivare.
Il problema si è posto da tempi immemorabili , talvolta in modo inconsapevole ( cos’erano i mecenati per gli artisti, visto che il pane in qualche modo occorre procurarselo…).
E le polemiche di Vittorini con Togliatti negli anni ’40 sul ruolo degli intellettuali (i già citati ‘pifferi’) …E gli stessi concetti sottendono al ‘realismo sovietico’, se vogliamo stare alla sinistra , con il riferimento ad un’arte che deve essere utile alla dittatura del proletariato.
Pertanto, espressionismo e cubismo, tanmto per citare qualche pensiero non allineato, sono espressioni di una cultura borghese decadente.
Ovvio; non voglio certo dire che tu hai in mente un tale concetto riduttivo dell’espressione artistica, ma, forse, mi vien da dire, dobbiamo allora accettare il rischio : che una volta scelto l’artista che in qualche modo , da qualche parte, per qualche motivo, ha tratti in comune col tuo pensiero (saremmo ovviamente degli imbecilli se invitassimo ai nostri concerti gruppi musicali neonazisti !), beh, allora occorre che ciascuno dia vita a cio’ che piu’ in quel momento lo rappresenta e meglio puo’ rappresentare. Al netto delle interessate convenienze ( ma, allora, non si esce mai dal dubbio o dall’equivoco…) di ciascuno !
E poi… e poi, ciascuno tessa la propria tela !
Non ho un particolare feeling con Fedez e Signora, ma in qualche modo è passato UN MESSAGGIO, forse non era esattamente quello giusto per il contesto, ma non era neppure sbagliato … e, in una società tanto frantumata, anche il messaggio si frantuma e si articola.
Il centro del discorso diventa contorno, a volte addirittura inespresso, è vero, ma è altrettanto vero che accade spesso anche il contrario: si parte dalla canzonetta per arrivare ai temi del lavoro e della precarietà… Insomma, mi chiedo se a noi ( mi ci metto anch’io, come te, tra coloro che soffrono in questa lettura spezzata di una realtà che non si riesce a ricomporre in una bella ‘summa’ ne’, filosofica, ne’ tantomeno politica)non manca qualche chiave per decodificare correttamente il MODO in cui i messaggi arrivano in questo tempo tormentato
Ad maiora!
"Mi piace""Mi piace"
Il tempo che è intercorso dalle polemiche a cui fai riferimento ad oggi direi che è così rilevante da spazzare via ogni dubbio, almeno su questo: la questione dell’artista al servizio dell’ideologia non si pone, tanto meno la propongo io. Il problema vero oggi è esattamente l’opposto, a mio parere, cioè quello dell’artista oggi totalmente scisso da ogni principio di realtà, da ogni contingenza, chiuso nella sua aureola ispirata e autonoma.
Ora il punto per me non è tanto il merito delle affermazioni della Star, che posso anche tangenzialmente condividere; il problema vero è perché “noi” ne abbiamo fatto il nostro pifferaio. Un pifferaio ontologicamente altro dai valori di una qualsivoglia idea di sinistra. È questa la discussione da fare, senza ovviamente certezze se non che vale la pena farla…grazie del contributo
"Mi piace""Mi piace"