Star System

di luca chiarei

Erec et Enide – Codice francese del 1376 da https://gallica.bnf.fr/

Se un esponente pluri milionario dello Star System nazionale diventa, anche solo per un giorno – ma che giorno, il primo maggio la festa del lavoro – l’alfiere dei “valori” della sinistra politica e sindacale, tanto da ricevere “post” e commenti in alcuni casi entusiasti per le proprie dichiarazioni, allora credo che siamo in una situazione molto confusa. Prima di andare avanti sgombriamo subito il campo: non dissento dal merito delle affermazioni fatte; che il decreto di legge Zan debba essere approvato subito, senza se e senza ma, va da sé. Che poi queste dichiarazioni, fatte su un media generalista, siano state osteggiate con atteggiamenti censori da parte di chi lo gestisce non è alla fine rilevante. Non ne fa un eroe, al massimo una persona convinta delle proprie idee e consapevole delle conseguenze e degli effetti che avrebbero prodotto. Ne conosco a decine così. Non è questo il punto.

La vera questione è quale debba essere oggi per la sinistra politica e sindacale il proprio baricentro, il proprio nucleo programmatico. Semplificando un po’ credo che per “noi” le questioni centrali siano quelle collegate al lavoro nel rapporto con il capitale e con le risorse ambientali da cui scaturiscono tutte le contraddizioni del presente: la disoccupazione giovanile e di genere, la crisi ambientale, la precarietà, i salari insufficienti, i tempi del lavoro… Dopo all’interno di questo paradigma potremo dividerci in mille rivoli, tra chi non comprende la centralità della crisi ambientale, chi il capitalismo lo vuole abbattere e chi semplicemente lo vuole riformare, chi ne vuole fuori uscire e chi lo vuole gestire per colmare le disuguaglianze più macroscopiche…va bene tutto, è nella natura di chi ritiene i processi democratici forse più importanti delle decisioni assunte che questo accada.

Stiamo però su un terreno comune: quello delle condizioni materiali delle persone e su questo ovviamente ci intendiamo o dividiamo. In parallelo a tutto ciò si pongono da tempo le questioni dei diritti civili, dagli orientamenti sessuali al diritto di decidere sul fine vita ecc. che naturalmente abbiamo fatto propri. Naturalmente perchè se a sinistra prevale l’inclusione e la solidarietà, i diritti delle persone non possono essere una questione separata. Si dovrebbe però prendere atto che questo collegamento raramente opera al contrario: difficilmente la cultura liberale, liberista, radicale – star system compreso, si mobilità e fa proprie le questioni del lavoro, delle tutele sindacali, della piena occupazione, ecc.

L’esemplificazione plastica di tutto ciò l’abbiamo avuta proprio con questo intervento del primo maggio, non casualmente rimasto nella memoria collettiva, dove un artista durante il concerto del primo maggio da una parte rivendica giustamente il diritto al lavoro della propria “categoria” ma, dall’altra e ben più rilevante, rivendica l’approvazione di una legge, sacrosanta, che però con le questioni del lavoro non ha alcuna attinenza. E tutto questo sotto i loghi evidenti del capitalismo più arrembante.

Quello che dovrebbe fare rumore per “noi” è tutto quello che non ha detto e avrebbe potuto dire sfruttando la sua evidente rilevanza mediatica: lo sfruttamento dei lavoratori delle piattaforme digitali, i riders, la richiesta di proroga del blocco dei licenziamenti, lo sfruttamento dei lavoratori immigrati, il caporalato nei campi, le ristrutturazioni legate solo alla riduzione del costo del lavoro, le morti sul lavoro che, finita la festa sono subito tragicamente ricominciate… Sono questi i temi della quotidianeità che le persone vivono e sulle quali si attendono denuncia e risposte concrete. Occasioni per farlo comunque non dovrebbero mancargli vista la quasi quotidiana presenza nelle televisioni private, anche se di un capitalismo senza regole sono culturalmente sostenitrici.

Quello che scriveva alla fine degli anni 70 Fortini a proposito del rapporto letteratura/politica/economia non dovrebbe valere anche oggi se al posto della letteratura ci mettiamo i media più o meno social e tutto il resto?

…è impossibile e suicida separare le condizioni della scrittura e della lettura dalla riproduzione materiale della esistenza biologica, dunque dal principio di realtà o, per essere meno chiari ma più allusivi, dai modi e dai rapporti di produzione. Anzi, che senza quella inseparabilità non si danno ne interpretazione ne informazione. Ho sempre saputo che una parentela c’era, e di alto grado, fra i contratti sindacali dei nostri anni e il modo di intendere una canzone del Petrarca;

Franco Fortini “I confini della poesia” ed Castelvecchi