Premio Renato Giorgi poesia 2020
di luca chiarei

In queste settimane si sarebbe dovuto svolgere la cerimonia di premiazione del concorso “Premio Renato Giorgi di poesia 2020”, organizzato dall’associazione culturale “Le voci della luna”, al quale ho partecipato risultando tra i sei autori segnalati (ne avevo già parlato in un altro post del 23/9/2020). Per i noti motivi legati alla pandemia in corso l’evento non si è potuto tenere ma i promotori, con un notevole sforzo organizzativo, hanno creato sul loro sito una sezione dedicata alle poesie e agli autori premiati nel quale sono pubblicate le recensioni ed i video delle poesie vincitrici e segnalate, tra le quali anche le mie. Le poesie della raccolta potete trovarle nella pagina di questo blog denominata “poesie” oppure scaricarla da qui: Ho preso nota-silloge
Ringrazio sinceramente i promotori del premio per avermi segnalato ed in particolare ringrazio Lorenzo Mari per l’introduzione che ha dedicato ai miei versi in quanto ha perfettamente colto il senso della mia ricerca espressiva, sia formale che di contenuti. In questo senso rilevo nelle introduzioni che i giurati hanno dedicato ai vari autori un rigore quasi “scientifico” nello scavare le ragioni di ogni singola poesia che apprezzo molto; in molte delle poesie segnalate mi pare di scorgere una sorta di filo comune caratterizzato dalla ricerca di una poesia “meticcia”, che mescola vari registri anche quelli meno convenzionali e lirici con la quale mi sento in sintonia.
Ho riflettuto su questa esperienza di partecipazione ad un concorso sotto molti aspetti, diventando quasi lo spunto per una sorta di bilancio provvisorio intorno alla scrittura di poesie fino ad oggi realizzata. Al di la del “vincere/perdere”, essere segnalati o meno, il bisogno che sentivo era di uscire dal cerchio amicale e di diventare oggetto di critica. Fino ad oggi le poesie pubblicate su questo blog non sono mai state supportate da una riflessione sulle mie motivazioni, obiettivi, significati che affido ai versi. La mia idea era che la scrittura nel momento in cui fuoriesce dalla prosa deve arrivare a prescindere/senza bisogno della interpretazione/spiegazione. Ma forse così facendo involontariamente ho alimentato l’equivoco che la poesia possa prescindere dall’atto critico/autocritico, quando penso esattamente il contrario. Senza una funzione critica fortemente sviluppata il discorso sulla poesia, e letterario in generale, non potrebbe esistere, si giustificherebbe narcisisticamente in se, perderebbe valenza civile e politica, forza corrosiva.
A maggiore ragione oggi che il “consumo” della poesia vive a mio parere nell’equivoco che non esista un codice tecnico sia nella sua costruzione che nella ricezione/lettura e che l’asse portante sia l’ispirazione emotiva. Eppure per quanto si possa destrutturare ciò presuppone che in origine una struttura metrica, implicita, esista dalla quale solo per negarla è impossibile prescinderne. L’etimo ed il senso della parola artista deriva da “ars” che rinvia da sempre alla perizia artigiana, che è prima di tutto una competenza tecnica all’interno di un rapporto con la società che ne riconosce la funzione; competenza in questo caso della parola, sui suoi significati allusivi, per dirla se vogliamo con Fortini, come sul significato possibile che possiamo attribuire al contenuto del verso.
Per queste ragioni, oltre a continuare a proporre le mie poesie come ho sempre fatto, ho intenzione di iniziare un percorso, per quello che le mie conoscenze e competenze culturali limitate mi cnsentono, nei “luoghi” della poesia che per me sono particolarmente significativi, nel senso che influenzano e modificano la mia scrittura ma, vorrei dire, la mia vita e il modo di vedere il mondo. Sarà un “viaggio” tra blog, siti letterari, conoscenze personali, libri, autori più o meno noti, prendendomi tutto il tempo necessario.
Complimenti, Luca!
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Grazie ancora Annamaria
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Per errore tecnico questo post è stato pubblicato due volte con conseguente doppio invio mail e perdita di eventuali commenti che fossero stati scritti tra ieri e oggi. Mi scuso.
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