Chiyeko Higashiyama nel Film “Viaggio a Tokyo” 1953 di Yasujiro Ozu

 

Levatrice di se stessa
stelo inconsapevole                 da madre a cenere
da radice a cielo                      spina neo
che si insinua                    restare sveglio senza     
scosse continuare metamorfosi
vivere senza un battito che
ti perdoni

Non la luce di un film è una carezza
ne acqua ti lascia andare mentre
ogni sospiro che fai è un figlio
che non c’è o quello che
non ti riconosce più

e non impari da madre in padre
che quello che scorre                il sangue
non è più quello che pensi
è diventato altro

a natale non so quello che faremo

 

 

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6 risposte a “Levatrici”

  1. Avatar Annamaria Locatelli
    Annamaria Locatelli

    …mi piace molto la poesia “Levatrici”, anche se nel segno della nostalgia e dello spaesamento: trasmette un sentimento di vuoto, di precipizio…in quel canalone forse che è stato “costruito” tra i versi? ma può essere inteso anche come il muro del distacco. Così, credo, succeda di provare un po’ a tutti noi genitori, biologici o no, quando non ci riconosciamo più nei nostri figli e loro in noi…viene il momento della separazione dai cari nati per “le levatrici”: “a natale non so quello che faremo”

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    1. Avatar luca chiarei
      luca chiarei

      Questa poesia è la conseguenza del viaggio mai risolto e compiuto che ognuno attraversa tra l’essere figli e genitori nello stesso tempo. Poi un film, “Viaggio a Tokyo” di Ozu, l’ha estratta…un film che affronta senza retorica ne banalità il tema di questa trasformazione. Da vedere.

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      1. Avatar Annamaria Locatelli
        Annamaria Locatelli

        grazie Luca, quando potrò andrò a vedere “Viaggio a Tokio”…

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  2. Avatar Firstime In Boston

    “ogni sospiro che fai é un figlio che non c’é…”
    notevole :)

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    1. Avatar luca chiarei
      luca chiarei

      ti ringrazio

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      1. Avatar Firstime In Boston

        ci mancherebbe :) prego :)

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