Cronaca 2

di luca chiarei

imagesslam

Di slam in slam…

Ho partecipato per la prima volta ad uno slam poetry (per chi non sa cosa sia lo definirei in sintesi come una “sfida” in versi fra poeti giudicati dal pubblico, ma cercate in rete per approfondire) nel 2010 al centro sociale il Cantiere a Milano con altri amici di Varese. La funzione critica del pubblico non specialista, e non necessariamente li presente per ascoltare poesia ma chiamato ugualmente a giudicare con il voto, la pluralità di voci che si erano espresse in quella occasione, mi convinse da subito: lo slam poetry poteva essere uno strumento innovativo e potenzialmente capace di rimettere in movimento modi e forme di fruizione della poesia a volte un po’ ingessati. In quella situazione ho conosciuto il lavoro certosino di antologizzazione di quelle espressioni poetiche di Marco Borroni, con gli “incastRimetrici” arrivati al III° volume che ho poi recensito sul blog Moltinpoesia.

Da subito proposi in varie situazioni la possibilità di organizzarne uno anche nell’area varesina, che conosco meglio, in verità senza un grande successo.

In questo senso ho salutato con grande favore il primo slam poetry organizzato a Varese dall’associazione di Ombretta Diaferia “Abrigliasciolta” nel 2013 e la stagione successiva di Slam del 2014 con la quale è stato possibile anche presentare il III° volume dell’antologia Incastrimetrici a cura di Marco Borroni.

Ora dal sito di Abrigliasciolta e dalle email che mi arrivano apprendo che riparte una nuova stagione 2014/2015 per la quale si chiedono fin da ora le iscrizioni. Evidentemente la formula funziona sia per chi la promuove e sia per chi la ospita, e in questo non c’è niente di male, anzi. Per quello che leggo e capisco mi pare che si ripercorrano gli stessi schemi della prima e anche in questo niente di male.
Visto che continuo a ritenere che lo slam sia una delle forme di fruizione della poesia fra le più innovative della contemporaneità mi augurerei in questa nuova stagione di trovare alcune cose:

  • da una parte una sorta di bilancio pubblico del percorso fin qui fatto, non solo in termini autocelebrativi, degli aspetti positivi come di quelli negativi (ci saranno anche questi o no?). Questo perchè lo slam a mio parere è uno strumento finalizzato non solo a “esaltare” l’individuo (e questo è inevitabile e strutturale con la formula adottata) ma anche ad incrociare i percorsi dei cosiddetti moltinpoesia, cioè quella moltitudine di persone che trovano nella poesia uno strumento espressivo per loro congeniale ma che raramente si confrontano fra loro.
  • Dall’altra occasioni di discussione e confronto intorno alla poesia, al senso dello scrivere poetico e di quello che si dovrebbe scrivere oggi, come altro lato del percorso critico sulla poesia. Leggo con piacere su “incastrimetrici” pg. 73-74 Voltus affermare che “nessuno dei miei testi cade in deliquo e vaneggia…cerco semplicemente di interpretare la violenza del mio angolo d’occidente…il non sense però lo lascio volentieri ad altri…”. Non so poi se chi fa questa affermazione raggiunge l’obiettivo ma certo esprime una consapevolezza non scontata in certi ambiti. Discutere dunque la poesia anche e non solo celebrarla, cosa che almeno a Varese in questo ambito si fa raramente per non dire mai….
  • infine un lavoro non solo sugli autori ma anche sugli ascoltatori, sul pubblico, per una valutazione dei primi non solo basata su fattori emozionali e sugli stereotipi del poeta “folle” o “maledetto” che ancora resistono. Se Lello Voce afferma poco tempo fa che “…si è molto puntato sulla competizione (dunque sui singoli poeti), assolutamente meno sulla comunità (dunque sul coinvolgimento attivo e responsabilizzante del pubblico)…credo che ragioni ne abbia da vendere anche se poi resto perplesso che la soluzione sia la recente  regolamentazione dello slam (ma questa è un altra storia…). Se l’esito finale fosse la creazione di un altro “salotto” poetico, forse più informale e amichevole, più omogeneo politicamente, non contaminato ne contaminabile non sarebbe un risultato veramente innovativo. Stiamo a vedere.