Senza titolo

di luca chiarei

 

Arti e mestieri – Campanile di Giotto – Firenze

Senza Titolo perché quando la situazione è inedita, mai vissuta, indefinibile, una specie di tempo sospeso in cerca di perimetro, è difficile dargli un titolo.

Premessa d’obbligo: non sono un medico, né un virologo e le mie conoscenze di epidemiologia sono quanto mai elementari. Pertanto non entro nel merito della giustezza e efficacia delle misure specifiche varate col passare dei giorni dal governo, che tutti noi stiamo sperimentando. Ne prendo atto e mi adeguo, dal primo all’ultimo provvedimento. Assumo un principio di realtà e ritengo razionale dare per scontato la gravità della situazione, per quanto il flusso comunicativo e di informazione sia magmatico e a volte confuso: che lo stress del sistema sanitario pubblico, che deve garantirci il diritto costituzionale alla salute prima di tutto, sia giunto al limite non dovrebbe essere oggetto di discussione.

Detto questo penso che anche in questi momenti si possa sviluppare un pensiero critico rispetto a quello che accade. Io lo faccio a partire da un vissuto personale in quanto, per una serie di circostanze in questi ultimi mesi ho avuto tra le mani testi sui temi legati ai flussi demografici della popolazione e come lettura personale il Decamerone di Boccaccio, libri che in questi giorni mi sono sembrati collegati tra loro e la situazione generale in un modo che sintetizzo in 7 punti:

  1. “Nel passato la morte costituiva un evento quotidiano: con la morte bisognava combattere ma soprattutto rassegnarsi a perdere (…) la mortalità è quella che appare più influenzata dalle condizioni di vita delle popolazioni interessate: l’alimentazione, la situazione igienico-ambientale, i ritmi di lavoro si saldavano in un unico anello con la mortalità” Da Molin-Carbone ‘Carte d’archivio’ Cacucci editore. Per quale motivo oggi non dovrebbe più essere così? Le epidemie nel passato erano la principale causa della mortalità delle popolazioni. Senza andare a ritroso nel tempo con le pesti medioevali, l’ultima ad arrivare in Europa un secolo fa fu la “spagnola” che, in un pianeta molto meno popolato di oggi, contagiò mezzo miliardo di persone uccidendone decine di milioni. Vaccinazioni e antibiotici e miglioramento delle condizioni generali della vita ne hanno poi provocato la scomparsa.
  2. Oggi nei paesi occidentali e industrializzati le cause principali di morte sono le patologie cardio-circolatorie e tumorali che sono considerate come tipiche dei paesi industrializzati con alti livelli di benessere, secondo varie istituzioni scientifiche e la World Health Organization. Qualche dato: dal sito del Ministero della Sanità si ricava che ogni giorno oltre 485 persone muoiono per patologie tumorali e rappresentano la seconda patologia tra le cause di morte sul totale complessivo. Le percentuali di mortalità vanno dal 7 al 13% per i primi 5 tumori più frequenti. Non faccio confronti con quello che accade ora perchè la situazione è in continua evoluzione se non registrare che oggi siamo al 6% sul totale dei casi segnalati di Corona-virus (dati ricavati dal sito della Protezione Civile di ieri).
  3. Le cause di queste patologie, ancora non conosciute completamente, sono per buona parte della comunità scientifica, profondamente connesse a fattori ambientali, ai quali siamo costantemente esposti. Che il nostro modello di sviluppo economico industriale sia fondato sullo sfruttamento delle risorse ambientali è quasi una ovvietà affermarlo e che sia incapace di convivere con i relativi limiti e compatibilità altrettanto. L’emergenza virus non ha cancellato l’emergenza ambiente e global warming che, anche se non più sulle prime pagine, continuano ad esistere e spero che le prenderemo nello stesso modo sul serio.
  4. Questo per dire che ogni società nel determinare il proprio sviluppo stipula un compromesso tra i benefici economici ed i costi che quei benefici comportano in termini di degrado ambientale e rischi per la salute collettiva. E’ una asticella che a seconda del contesto storico è collocata in alto o in basso, anche in relazione alla percezione collettiva del rischio che a volte e per certi fattori è molto elevata (stili di vita, obesità, fumo ecc.), in altri pressoché nulla (smog, inquinamento acqua, aria, campi magnetici ecc.). Ora giustamentel’emergenza Virus ci ha fatto collocare questa asticella a livello zero, nel senso che nulla è più importante, giustamente, della salute pubblica che viene prima di tutto. Quando finirà tutto ciò, di quanto si rialzerà ancora l’asticella collettiva?  quali rischi torneranno a collocarsi al di sotto a fronte di una situazione economica che inevitabilmente collasserà?
  5. E veniamo finalmente al Decamerone di Boccaccio: cosa c’entra? Intanto è un testo che prende spunto dalla storica peste che colpì l’Italia e Firenze a metà del ‘300 e che portò via un terzo della popolazione. Boccaccio immagina un gruppo di 10 giovani (7 donne e 3 uomini) che per sfuggirvi escono da Firenze e vanno a stare in campagna. Il tempo sospeso in attesa che la situazione migliori è l’occasione per ognuno di loro di raccontare agli altri, in una struttura romanzesca a cornice, 10 novelle su vari argomenti ma tutti profondamente connessi agli stili di vita, costumi, tradizioni della propria società nella sua concretezza materiale.
  6. “Nelle quali novelle, piacevoli e aspri casi d’amore e altri fortunosi avvenimenti si vedranno, così ne’ moderni tempi avvenuti come negli antichi; delle quali le già dette donne, che quelle leggeranno, parimente diletto delle sollazzevoli cose in quelle mostrate e utile consiglio potranno pigliare, in quanto potranno cognoscere quello che sia da fuggire e che sia similmente da seguitare” Decamerone – dal proemio. Tra le tante chiavi di lettura di un classico della nostra letteratura credo che, considerato nella sua globalità, lo si possa intendere anche come la metafora del distacco, dettato dalle circostanze, dalla vita quotidiana. Il tempo della peste è l’occasione per rileggere la società, rivisitarla mettendone allo scoperto le ipocrisie, incongruenze, contraddizioni e comicità – in questo caso della società mercantile trecentesca -, in continua tensione tra le pulsioni del sacro e l’accettazione disincantata della propria condizione umana in tutti i suoi aspetti. Tutti i personaggi del Decamerone, mercatanti, monaci, contadini, signori… abitano la realtà così come determinata dalle proprie materiali condizioni, nel continuo intreccio consapevole tra la lotta per sopravvivere e la morte che in ogni momento li può colpire.
  7. Il tempo sospeso che oggi attraversiamo potrebbe essere in questo senso anche una occasione per riflettere collettivamente, per ripensare tutto quello che fino ad oggi abbiamo dato per scontato ma scontato non lo è affatto, in tutti gli ambiti: dall’organizzazione del lavoro all’idea di potere determinare senza condizioni il corso della nostra vita e dei nostri cari, dalle certezze economiche alla qualità della vita fatta di relazioni, intrecci, viaggi da disporre a nostro piacimento, dalla costante mancanza del senso del limite alla nostra reale precarietà. Oggi che questo è messo temporaneamente in discussione e sarà interessante vedere come si rifletterà sul dopo, perchè un dopo comunque ci sarà e magari potrebbe anche essere migliore, almeno nella nostra consapevolezza individuale.