Cronaca 3

di luca chiarei

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Edward Hopper “Early Sunday Morning” da http://www.thomasvanstein.net/

 

Dopo le elezioni europee…

Alla viglilia del voto per le elezioni europee avevo fatto una breve riflessione su quali scelte politiche erano possibili. Sul sito di Poliscritture si è sviluppata questa  discussione sui risultati e sulle prospettive che si sono aperte, o chiuse a seconda dei punti di vista.

A distanza di oltre un mese da quel voto e da quel risultato ci ritorno sopra con un’altra riflessione che naturalmente prende le mosse e si riferisce  a quella discussione. Qui riporto il mio intervento ma chi ha pazienza si legga anche gli altri, penso che ne valga la pena.

Ora che le acque si sono “calmate” nella discussione sui risultati elettorali ci ritorno sopra per valutarli meglio, potendo anche verificare i loro primi effetti nella politica del governo e non solo.

Sono d’accordo con quello che scriveva Simonitto nel suo intervento nella parte in cui lamentava la convenzionalità di tante analisi e anche la loro relativa utilità. Dissento invece profondamente nella parte in cui stigmatizzava l’intervento di Cabras come de-lirante (se ho capito il senso che lei da a questa parola). A parte la banale considerazione che il delirio è tale a seconda del punto di vista con il quale lo osserviamo, io non vedo nelle riflessioni di Cabras una tesi particolare ma solo una presa d’atto dei numeri espressi dal voto, dei flussi elettorali, utilizzando quelle categorie di pensiero che utilizzano la stragrande maggioranza delle persone. Volendo ragionare di, e magari anche impegnarsi in politica non possiamo ignorarle.Evidentemente “noi” ne abbiamo altre, e giustamente, più raffinate, più demistificatrici se vogliamo, ma prendiamo atto che quelle prevalenti sono anche quelle di Cabras. Insisto su questo punto perchè l’analisi sulle persone che “non capiscono” o non si rendono conto, sulle aspettative della “classe operaia” che ci delude con i suoi orientamenti elettorali (dalla Lega a M5S passando per Forza Italia…), sui burattinai e complotti che noi vediamo chiaramente ma chi vota evidentemente no, sinceramente mi hanno stancato. Riporterei il discorso alla base, al principio che in democrazia ogni testa è un voto. Si può anche rifiutare questo criterio, pensare a sistemi politici che incrocino democrazia con altre forme, ma noi oggi stiamo in questo e non in altri. Per me i dati sono questi:

– hanno votato 27.448.906 cittadini cioè donne e uomini in carne ed ossa che hanno portato la loro testa con quello che c’era dentro – bello o brutto che fosse – in un seggio. Hanno preso con le loro mani una scheda e ci hanno apposto una croce e l’hanno restituita. Ora io queste persone per prima cosa le rispetto, tutte, a prescindere da quello che hanno votato.

– Rispetto anche le 21.671.202 che non si sono recate a votare, come ho già detto in altre discussioni. Il rispetto credo che sia la pre-condizione per tenere aperto un canale di comunicazione con entrambi gli orientamenti se vogliamo almeno sperare in un possibile confronto e magari anche cambiamento.

– Il primo partito in Italia è comunque quello di chi non è andato a votare, cioè 21.671.202 persone, cioè più del doppio degli 11.203.231 che hanno votato il PD di Renzi. In questa logica le percentuali di incidenza reale dei partiti si ridimensionano molto. Il PD diventa il 22%, il M5S l’11%, Forza Italia il 9% e gli altri a ruota.

– Molti degli 11.203.231 cittadini italiani che hanno votato PD lo hanno fatto con la convinzione di votare una forza alternativa alla destra e a Berlusconi, di votare a sinistra. Tutti ingenui, tutte anime morte? Tutti cittadini perduti e ormai irrecuperabili alla democrazia? Cabras mi pare che ne prenda semplicemente atto.

– Tutti gli 8.511.424 di cittadini che hanno votato a destra dividendosi fra Forza Italia, Lega, UdC e Fratelli d’Italia (e lascio fuori per semplificare un po’ il ragionamento il M5S…) lo hanno fatto con la convinzione che votare PD sarebbe stato votare la sinistra e i comunisti. Questa è l’Italia in cui viviamo, questi i ragionamenti che fanno la stragrande maggioranza delle persone che incrociamo nei luoghi di lavoro, sui mezzi pubblici, nei negozi, nei centri commerciali…

Nel momento in cui si decide di agire in politica incluso il momento elettorale, o si assumono anche queste macro categorie o facciamo altro, magari anche di meglio. Il problema per me oggi è come costruire in questo contesto l’alternativa al ventennio renziano che ci attende; e questo è particolarmente urgente in quanto a distanza di poco più di un mese dalle elezioni quello che sembra emergere è un mix di misure in molti casi populiste, ma che comunque sono vissute in maniera positiva da chi ne trae un beneficio (gli 80euri rappresentano l’esempio più lampante), e misure sul piano delle politiche del lavoro, scuola, pubblica amministrazione e ambiente assolutamente discutibili e per certi versi preoccupanti. Sia per quello che dicono e soprattutto per quello che non dicono (sapete che fine ha fatto il job act?…). A questo quadro aggiungiamo poi che sul piano del metodo Renzi mira a saltare qualsiasi mediazione sociale, dal sindacato al ambientalismo organizzato, al volontariato sociale come se governare alla fine fosse solo una funzione tecnica neutrale. Come ho già detto in altri ambiti, la dicussione vera che vorrei fare è come costruire o ri-costruire una alternativa politica che possa attrarre consenso e affrontare la complessità dei problemi in campo. Fra i deserti descritti da alcuni, l’incapacità di comprendere le “banali” categorie concettuali dell”elettorato e le ‘ire di altri per quello che sono oggi gli italiani, per finire con le poesie che pretendono di fare impossibili sintesi (e mettiamoci pure la “spocchia” del mio intervento…), è difficile intravedere a breve questa possibilità. Ma un tentativo per provarci ancora lo farei”