non siamo lì, a Gaza, sotto le bombe e davanti ai carri armati, a vedere le nostre case rase al suolo, i nostri bambini morire di fame, i nostri feriti finire negli ospedali e i nostri morti seppelliti nella nuda terra. Possiamo solo pensarci notte e giorno, soffermandoci sul nostro orrore.

Étienne Balibar filosofo

E ora? Ora che dalle minoritarie iniziative di fine 2023 e buona parte del 2024 che cercavano di sensibilizzare su quanto accadeva a Gaza nella quasi imbarazzata indifferenza generale, alle manifestazioni di questi giorni che hanno attraversato il paese mobilitando centinaia di migliaia di persone come non accadeva da decenni, non possiamo non chiederci che fare? non ho la risposta naturalmente ma penso che la domanda sia centrale. Abbozzo alcune riflessioni generali dalle quali, forse, un tentativo di risposta è possibile.

Dopo avere partecipato a diverse manifestazioni a Milano e dintorni fino all’ultima di ieri a Roma rilevo:

  • la maggioranza delle persone presenti lo ha fatto a titolo personale. Certo la bandiera della Palestina era ovunque ma moltissimi hanno sfilato senza identificarsi per forza dietro spezzoni sindacali, associativi, partitici
  • il minimo comune denominatore di questa mobilitazione è stato a mio parere il rifiuto delle persone di accettare l’affermazione del principio che la legge del più forte prevalga nel diritto internazionale e che la società civile possa avere un ruolo, esprimere anche una forza in questa direzione, prima ancora delle forze politiche.
  • allo stesso tempo, come è anche normale che avvenga, il movimento si è dimostrato estremamente variegato e articolato, in questo momento anche sugli obiettivi, a parte quello della testimonianza oggi ampiamente raggiunto. Al punto che non c’è alcun coordinamento generale ma solo l’iniziativa dei gruppi, a volte anche in “competizione” tra loro
  • E’ una vera necessità quella di raccogliere il messaggio emerso dalle piazze per trovare un momento di sintesi rispetto agli obiettivi reali possibili, o lo è solo per alcuni? E’ un tema sentito anche da coloro che si sono mobilitati oppure finita la testimonianza delle manifestazioni, ogni attore internazionale resterà al suo posto a fare più o meno quello che faceva prima (Trump, Meloni, Tajani, Netanyhau…) e noi ne prenderemo atto?
  • E’ possibile pensare che un movimento di questo tipo esprima anche l’opposizione delle persone “comuni” all’onda autoritaria, reazionaria e fascista della politica che oggi sperimentiamo quotidianamente?

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Una replica a “E ora?”

  1. Avatar Gian Marco Martignoni
    Gian Marco Martignoni

    Quest’ultima domanda mi sembra molto pertinente, perchè chi è andato in piazza sia il 3 che il 4 ottobre non solo ha voluto manifestare la sua indignazione contro un “genocidio in diretta ” e annessa pulizia etnica di un intero popolo, ma anche la sua avversione contro le reiterate provocazioni del nostro governo fascista , amico e complice del mortifero sionismo israeliano.

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