di Polizzi Rossella

Da oltre 30 anni il mio lavoro è stato ed è, fondamentalmente ascoltare le persone ed i loro problemi. Non fraintendiamo, non i problemi intesi in senso generale, non ho questo tipo di vocazione, ma quelli più circoscritti ai problemi legati al complesso e spesso indecifrabile rapporto con gli istituti previdenziali e assistenziali (pensioni e invalidità, assistenza, contributi ecc.) di cui si occupano i patronati. In questi anni ho incontrato migliaia di persone, ognuno con la propria specificità, storia, passione. Da questa esperienza spesso ho pensato quale narrazione fosse possibile senza cadere nel banale o, peggio, nel retorico. Alla fine l’ho trovata in questa prosa poetica di una cara collega e amica che ha voluto condividere la riflessione sulla sua esperienza quotidiana, e che ringrazio di cuore. Quello che a mio parere emerge da questo testo è una empatia al cui centro non c’è il senso autoreferenziale di essere “buoni” e pertanto “bravi” ma quello di comprendere per condivisione di una condizione materiale di vita comune. Quella segnata dai problemi quotidiani dell’arrivare alla fine del mese, dell’arrivarci sani, della ricerca di una felicità possibile esponendosi anche con le proprie fragilità e dubbi: da quale parte della scrivania si da un servizio o invece si impara una lezione del vivere? con l’incertezza finale dell’ultimo “ospite”, di quale sia il posto che possiamo avere nel mondo. (L.C.)
2017
Finestra
Una mattina di lavoro…
In un imprecisato giorno dell’anno…
la prima persona che ho visto stamattina si è messa a piangere viene da piangere anche a me
ora è entrata la seconda.. devo ingoiare le lacrime e chiudere il cuore, quel cuore…
la seconda aveva un sorriso dolcissimo e una voce gentile…un fare delicato…una di quelle persone che restituiscono il sorriso
la terza era forte, forte e precisa ..ma sembrava nascondere una timidezza come di un fiore in un prato
la quarta era una donna in jeans..una bionda “texana” dai capelli fluenti, una charlie’s angel locale
il quinto era il primo uomo. una volta doveva essere un bell’uomo, ora il suo volto è per metà ricoperto di una folta barba nera strane evocazioni di un mondo che va a rotoli
il sesto è un vecchio obeso con una azzurra camicia hawaiana che ha atteso tre ore per tre giorni per niente perché gli mancavano i documenti – eccola l’invenzione della lamentela non la sopporto mi fa uscire fuori di testa quel tono quell’orribile tono di malattia pianto morte
il settimo non ce la facevo più e lui parlava troppo
con l’ottavo ho sbroccato “sono sull’orlo di una crisi di nervi” lui però era gentile e mi sono riconciliata col mondo. per pochi minuti…
ho una gran voglia di staccare ma ho la gente in coda e…stacco. non ne posso più
il nono che poi è il decimo anzi l’undicesimo perché il decimo non è arrivato, come il nono, beh..l’undicesimo. era una passeggiata assolata in terra di Sicilia
sono al dodicesimo.. sono due lenti scure che coprono due occhi stanchi e un corpo più stanco ancora
il tredicesimo è il penultimo e c’è sempre un penultimo…
il penultimo era un angelo…uno vero diresti tu…un angelo. de angelis…
e l’ultimo. l’ultimo era l’ultimo degli ultimi e trasportava su di se’ tutto ma tutto il dolore del
mondo… sonoapezzi
2018
Frammenti
Quanto parla quest’uomo che è qui soltanto ad accompagnare la moglie. Tutte queste grida di rivendicazione su uno sfondo stonato… “però..sa..è mio cognato che ci ha trovato il posto..”… La farina è scivolosa è viscida e vischiosa rompe le ossa rompe le palle non me la tolgo da sotto la pelle
E poi quell’odore..misto a zucchero e fetore…
Grassi e contenti, come una pagnotta appena uscita dal forno dei pentimenti
Giovane ancora vagamente carino e già tanto spostato Occhi fissi nel vuoto della sua oscurità
Un antico smarrimento sembra essersi spalmato sul suo destino
Una bionda quasi anni ‘50
Con la stessa tristezza nell’anima
Un sorriso gentile, un punto di domanda sulla vita
È un viso noto, come la sua calma rassegnazione. Come la sua evidente limitazione. Un padre di famiglia nella rossa Sesto un’esistenza spezzata da una moderna malattia una vita in Tunisia dietro una sfocata fotografia
Una lingua troppo complicata una distanza che pare incolmabile, uno splendido colore negli occhi e sulla pelle.
Erano in due, uniti da una vita, divisi dalla loro terra
Solo un…delegato…uno fra tanti nella società della delega…questo almeno era umile e sorridente
Il totale disorientamento in un uomo vecchio…vecchissimo…troppo vecchio per questo mondo…lo accompagna un giovane olivastro dall’accento suadente…compagni per caso, per la vita, per un pezzo di legno che poggia sulla terra, un braccio cui aggrapparsi nella vertigine della caduta
…
Una mamma…con un esserino assente…assente davanti a me…assente dentro di se’, chiuso nel suo solitario mondo. e la sua mamma?
Una lavoratrice ASA…sembra una sigla…NASA invece è soltanto una mansione
malSANA…dicono che sia utile a certi pazienti ma non lo è certo alle schiene dei loro assistenti
Un uomo gentile…un sordo incompreso…lui non sente…e il mondo non sente la sua sordità dove si
arriverà?
…
Un buongiorno sorridente in una madre alta bionda dall’aspetto germanico… Nelle sue parole la sua mediterraneità oltre il suo aspetto…
nei suoi occhi l’amore per un figlio…un giovane adulto. la mente sperduta nel sonno del mattino
Quanta fatica figlia sorella e lavoratrice
ce la mette tutta è agile e sveglia, ma sembra essersi messo tutto di traverso
Due donne, una malata e una no, una più giovane e una meno, una è la madre l’altra la figlia…ma chi è quale? La malattia che distorce i confini generazionali, avvicina i destini, annienta gli spazi temporali
un’unica strada verso la morte dai bianchi capelli ormai biondo finto perché neanche la morte
viene più presa sul serio
Verniciatore di macchine…pensionato che vuole andare in pensione 40 anni di contributi, sembra
abbia una macchina da verniciare sulle spalle…troppo lavoro in una sola vita malato dal
2009. come può essere che lavori ancora? (1956)
Una prof….una sociologa un respiro d’ossigeno a pieni polmoni…il piacere di ascoltarla la
conoscenza che prova a farsi breccia tra queste mura sorde e a volte sordide così piene di amarezza di ignoranza di miseria….nel suo cuore la tristezza per un marito che presto non ci sarà più. nei suoi
occhi e nella sua voce ancora tutta la luce di un’esistenza al cospetto del sapere
Tante tantissime parole, una storia intera dal 1937. fino alla medaglia del partito
comunista…passando per una nevrosi che oggi lo riporta qui cuore in fibrillazione ma ancora forte
e sorridente e gentile nonostante tutto, su uno sfondo un po’ arrabbiato pronto allo scatto per la sopravvivenza
Una terra intera tremante dall’Iran a Milano, scosse telluriche concentrate in un solo uomo malato, offeso, ma conserva in fondo al cuore un briciolo di speranza
Un utente non utente, una che viene perché da sola non ce l’ha fatta, ansia di controllo, mi dice troppe cose, sono già le 12.30 e io non ne posso più. Parla troppo e per niente. Ma in realtà è una donna gentile, una dolce napoletana, figlia e sorella, anche lei parte di un più vasto mondo che l’ha costretta qui in questi luoghi a quest’ora tanto più irrespirabili…
Ora apro la finestra…pausa…per oggi niente più ricevimento…e domani è il 25 aprile…. libertà..…
…
Una montagna in un uomo
dietro di lui gli occhi spenti di un padre un vecchio Anchise e un moderno Enea
Attorno a un collo avvizzito una splendida collana di pietrine colorate, luminose come gli occhi più giovani della pelle
un marito l’attende a casa…da 5 anni….
Solo a dirlo le manca l’aria…manca quasi anche a me… una donna…cortese….anche nel nome.…
È già mezzogiorno…oggi solo due persone e l’immagine graffiante di un uomo, la profondità negli
occhi, semisdraiato a terra sul marciapiede, zaino militare e una manciata di monetine vicine, messe lì da qualche passante, un palo della luce come appoggio…
la mia pausa caffè
lui neanche ce l’ha una pausa caffè, non ha pause…non ha caffè forse però conserva il suo
sé fino a quando, fino a che punto puoi conservarlo? Fino a che grado di miseria continuiamo a
sentirci esseri umani?
….restiamo umani.…
Sto seduta a fumare dopo la pausa pranzo…davanti a me il noto piazzale lastricato che nei giorni di pioggia diventa scivoloso e in quelli di sole estivo è quasi abrasivo per gli occhi mi si avvicina
l’ennesima anima persa, un filo sottile di carne e ossa, più ossa che carne, chiede la “questua”, non le dò niente ma le accendo la sigaretta e l’accompagno a scendere gli invalicabili gradoni del piazzale…lei chiede scusa ma scusa di cosa?
…
Figlia adulta di madre stanca Figlia stanca di lottare invano Arrabbiata delusa indignata
Per uno stato sociale burocratico e ipocrita Lotta ancora per la sua mamma
Che pensa ancora lucidamente
“Tante belle cose!”
…quanta timidezza in quanta ignoranza…una timida ignoranza… O è il mondo che non può essere compreso? “Severa obesità” su due gambine secche un tronco di quercia…così…irremovibile vuole tre domande anche se non serve a niente forse la quercia l’avrebbe capito…
Sembrava uno molesto ma alla fine era uno onesto… Silenzioso e paziente Sopportando la pena altrui La pena sì che è impertinente
Uno sguardo caldo e gentile
Come l’aria della terra da cui è venuto
Ha lasciato il marito seduto sulla poltrona ad aspettarla per poter venire qui non aveva altri a cui
lasciarlo…a parte la poltrona…però per la commissione è ancora autosufficiente un po’ come una
poltrona ma non per due…
-
Buongiorno sig.ra Rossella – mi dice sorridente…
-
domani è….–
-
un altro giorno! – rispondo io
Ci sono frasi che non muoiono mai e non serve dire che fin da bambina quella Rossella non mi piaceva neanche un po’…
Agitazione ansia
un uomo dei trasporti
Saranno le vibrazioni meccaniche che gli hanno ferito la mente o saranno le ferite della mente altrui che come onde generano agitazione
Profumo d’arance e limoni in terra di Sicilia…vento dal mare…sguardo sul blu delle vacanze pelle
abituata al sole… “un ex ghisa”… incredibile...
A macellare prosciutti si finisce per perdere l’uso delle braccia Sarà la legge del contrappasso?
Eppure questo ragazzo pare non avere alcuna colpa
È solo un lavoratore…e ha i modi di una brezza di vento su un soffione primaverile…
Non avrebbe mai dovuto iniziare quel lavoro…era contrario alla sua natura…e la sua natura è rimasta sconfitta, sopraffatta dalla società dei consumi, esagerata, smodata, vigliacca
…
un inizio leggero…come il riflesso che evocava il suo maglione…tanti piccoli puntini colorati…spettri di luce..figlia… per un padre..riusciva a essere lieve…a dispetto di tutto…
una funzionaria interna…solo interrogativi…già posti altre decine di volte…coazione a ripetere? O i nostri cervelli in questi luoghi si atrofizzano e non accolgono più alcuna informazione? Un destino beffardo e demente ci attende…le nostre luci della ribalta…
una caduta da 13 m…scivolato dal buco della finestra di cui stava rifinendo i serramenti…ancora senza vetro…era il suo compleanno di 3 anni fa…caduto nel vuoto…ho davanti lui o il suo fantasma?
Amianto…corrosivo, letale, a poco a poco scompari…spacciato….come vivi…nel frattempo?
Indisponente…pretenziosa..con chi le dà ascolto..silente e ossequiosa con chi le oppone un rifiuto dall’alto del suo potere…
a volte proprio non ci si riesce a capire…io mi ostino…ma forse dovrei mollare il colpo…
…
una silenziosa presenza…una nuova cittadina…transitata…tra i continenti…
2019
la prima di oggi era una simpatica signora che si è data due volte della rincoglionita…
alto e magro, sottile come il filo di voce che lasciava uscire…timido, introverso, conosceva la fragilità, ma non era certo di quale posto potesse avere nel mondo…

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