Scrivere dell’attuale situazione della striscia di Gaza certamente non serve praticamente a niente, sia rispetto alla sofferenza individuale delle persone che rispetto alla situazione politica generale. Figuriamoci se serve una poesia. Una riflessione però su di noi che stiamo a guardare vale la pena farla: la mia generazione è stata abituata per decenni a considerare le grandi tragedie del 900 come eventi o lontani nel tempo, anche se vicini geograficamente oppure, se vicini temporalmente molto lontani geograficamente per cui, in ogni caso, c’era una sorta di distacco che permetteva, senza grossi problemi, di esprimere giudizi netti e assoluti di condanna che ci risolvevano molti problemi di natura etica. Penso all’olocausto, allo stalinismo, al genocidio degli indiani d’america del Nord e del Sud, al Ruanda…E’ molto più difficile invece esprimere gli stessi giudizi in tempo reale, quando quegli eventi si ripetono vicini sia geograficamente che temporalmente. Perché forse le cose non stanno proprio come sembrano, forse non conviene, forse ci si può sbagliare e allora è difficile recuperare credibilità…Penso che oggi si debbano chiamare gli eventi con il loro nome e quello che sta accadendo da oltre due mesi nella Striscia di Gaza è un genocidio, l’ennesimo di un popolo, del popolo palestinese. E se trattiamo di un genocidio, ovvero della morte non dei diretti responsabili degli attentati di cui Israele è vittima ma delle persone – bambini e bambine, uomini e donne, sani e malati, vecchi e giovani – che con i responsabili condividono solo l’appartenenza etnica o geografica, non è possibile in alcun modo giustificarlo o comprenderlo, anche se a compierlo è uno Stato il cui popolo ne è stato vittima.

Potremo dire d'esserci - d'esserci 
stati - stati fermi a guardare
guardare dall'altra parte - la parte
 
morale la morale dell'Esselunga  del non far niente
stati criminali - stati alterati 
coscienza poltiglie bambini - quelli

semi-nati
domani larve lapidi - domani quelli che cadranno nel piombomiele d'israele - le quattro
tribù del presidente divisioni di Rivlin* - a domicilio

case in bilico sulle cremaglie
re sperare che Dio non esista - nazificazione dell'antropocene al mattino colazione per quelli - non ancora - bombardati - è genocidio d'oltremare

che passa inosservato passa - non è stagione nella striscia - polvere e orifizi
è l'etica del vetroresina - l'etica in pillole del taglia e cuci

tagliamo cipolle con la Szymborska - all'ombra dei petali della Pozzi per fingere e piangere -
per fare sugo rosso - per la distrazione dell'esametro

*Reuven Rivlin Presidente di Israele che nel 2015 alla conferenza di Herzlya analizzò la società israeliana suddividendola in 4 tribu in conflitto fra loro (limes n°3/2023)

Posted in , ,

4 risposte a “Potremo dire d’esserci”

  1. Avatar Thomas
    Thomas

    Questa tua poesia ci chiama in causa tutti. Sul piano umano, civile, sociale. Lo fa contrapponendo il qui dell’indifferenza e del cinismo consumistico all’altrove della distruzione e del cinismo bellico. Lo stile lapidario e icastico e il ritmo a singhiozzo (ottenuto grazie all’efficace combinazione di trattini, enjambement e reiterazioni) veicolano con forza il tuo dolore.

    Piace a 1 persona

    1. Avatar luca chiarei
      luca chiarei

      E’ proprio così Thomas, la situazione generale, dalla guerra Russo-Ucraina all’eterno conflitto Israelo-palestinese, è per me angosciante e solo alzando l’asticella del cinismo e del distacco riesco a tollerarlo. Dolore? non è il dolore fisico che provano gli uomini e le donne che vivono sotto le bombe, non lo paragonerei a questo ma si, è vero, provo un dolore sordo per quello che succede, pensando alle migliaia di storie personali spazzate via…grazie per la tua attenzione.

      "Mi piace"

      1. Avatar Annamaria Locatelli
        Annamaria Locatelli

        nel conflitto Russo-Ucraino la crudeltà dei carnefici e le immense sofferenze delle vittime, dopo due anni di guerra, rivestono ruoli interscambiabili…nell’altro conflitto Israelo-Palestinese piu’ chiare le parti e quindi piu’ spietata la guerra , dopo soli due mesi, ma ancora maggiore l’impotenza di chi sta a guardare…vuoi con disapprovazione morale, indifferenza, ma anche rabbia…e nei tuoi versi, Luca, la leggo a buon ragione

        Piace a 1 persona

      2. Avatar luca chiarei
        luca chiarei

        Mi pare che la storia di questi ultimi anni ci chieda di contenere un dolore generale sempre più grande e schiacciante, al quale reagisco con la rabbia di vivere in un mondo sempre peggiore; è vero, anche la rabbia serve a poco o nulla ma è così…grazie Annamaria per l’attenzione

        "Mi piace"

Lascia un commento