Referendum…

di luca chiarei

campanile di Giotto "particolare" - Firenze

campanile di Giotto “particolare” – Firenze

Sono convinto che l’ambito delle scelte politiche non debba essere distinto da quello della produzione artistica, culturale, poetica anzi, dovrebbe essere il luogo nel quale scavare, interrogarsi per poi scrivere, se ancora possibile, qualcosa di più della propria esperienza personale…per questo, come in altre occasioni, faccio la mia scelta, mi schiero, non faccio l’indifferente che tanto detestava giustamente Gramsci.

Si o No, non ci sono altre possibilità quando si tratta di referendum. Dire io voto si o no ma…non ha molto senso, quello che resta è solo la decisione finale nella sua semplice evidenza. Forse è possibile dire si o no perché: per votare almeno in maniera più consapevole, non certo perché la motivazione si distingua alla fine nel risultato finale; il tuo Si o No si somma a quello degli altri e produrrà oggettivamente i propri effetti.


Non ho mai sostenuto il principio che in assoluto la costituzione non si possa toccare: non è per questo che voto no. Considero la costituzione un testo scaturito da una assemblea di uomini e donne che l’hanno discussa scegliendo fra varie opzioni, un testo prodotto del pensiero umano che laicamente non scende dal cielo ma sale dal basso e per questo modificabile. Non è per questo che voto no.

Voto NO per due motivi principali:

– Il primo è perché non condivido che la riduzione dei costi della politica passi attraverso il taglio dei soggetti istituzionali che la fanno, in questo caso il senato. Per quello sarebbe stato sufficiente una legge che ad esempio decidesse di applicare un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro ai parlamentari (perchè no?). In ogni caso la politica non può non avere dei costi se vogliamo che non sia concesso solo ai ricchi di farla. Quello che viene proposto invece è la riduzione della rappresentanza, non dei costi per singolo soggetto, e questo in democrazia non è un bene. Così facendo a mio parere si introduce surrettiziamente il concetto che non è il politico corrotto o l’ente locale inadempiente e fuori controllo a dover essere punito, bensì la funzione della politica e della rappresentanza in quanto tale, che infatti ne esce ridimensionata e penalizzata;

– il secondo è la modifica del titolo V° della costituzione che ridefinisce, direi in coerenza alla riduzione della rappresentanza, il passaggio di una serie di funzioni dalle regioni all’autorità statale. Non è un principio sbagliato in assoluto la prevalenza dell’autorità statale, soprattutto in riferimento a particolari materie, ma quando si applica all’ambiente e all’energia, alle infrastrutture strategiche, al trasporto e alla distribuzione dell’energia stessa, le grandi reti di trasporto e di navigazione ecc. il principio non è più sostenibile. Se penso all’importanza che hanno avuto le comunità locali nell’influenzare le politiche generali in queste materie e come la stessa coscienza ecologica di questo paese sia nata proprio a questo livello, nell’opposizione al modello energetico nucleare ad esempio non è fantasioso immaginare una futura stagione di “grandi opere” decretate d’urgenza sulla testa delle realtà locali, per non parlare dell’associazionismo….
Su questo rimando all’intervento di Mario Agostinelli a questo link.

So che ci sono anche altre questioni in gioco ma come cittadino quelle indicate sono per me dirimenti e sufficienti per scegliere.
Spiace che ormai questo referendum sia diventato un sondaggio su pro o contro il governo e che le questioni di merito si siano perse. Non credo di fare una forzatura se affermo che la responsabilità principale sia per forza di cose in chi, oltre alla proposta di referendum, ha posto la questione in termini di leadership personale e di governo. Termini che le opposizioni a questo governo hanno poi raccolto e amplificato all’estremo, oltre ogni misura e buon senso, con appelli che giorno dopo giorno sono scesi dal cervello fino alla pancia…